zàn-go-la
SIGNIFICATO
Strumento per fare il burro sbattendo la panna; catino, mastello;
pitale
voce settentrionale, di etimo incerto. Forse da zana
'cesta'; forse
da una radice indoeuropea comune al sanscrito gargaras
'strumento
musicale, zangola'.
Questa
parola emerge misteriosamente dalle nebbie del tempo: possiamo solo
dire
che si tratta di una voce che nasce nell'Italia settentrionale. Ma
ebbene, si
rivela davvero fertile di significati.
Propriamente la zangola sarebbe lo strumento tradizionale con cui si
produce il
burro: consiste in un recipiente da riempire di panna, la quale poi
ivi, con
meccanismi più o meno ingegnosi, più o meno
efficienti, viene sbattuta
vigorosamente fino ad essere burrificata. Ad esempio, uno dei tipi
più classici
di zangola è una botticella alta e stretta, con un manico
che vi entra
dall'alto e che, spinto su e giù, muove uno stantuffo.
Il
termine 'zangola' è
però passato a indicare una grande varietà di
contenitori, come catini e
mastelli, che col burro non hanno poi molto a che fare - probabilmente
per
l'eccellenza e la consuetudine antica del recipiente della zangola burrificatrice.
Ricorrente è l'uso
di questo termine a indicare il catino per l'ammollo del
baccalà, ma il profilo
che prende è davvero generico, e può abbracciare
ciotole, mastelli, insalatiere
e via dicendo. Tanto è generico che, ai tempi in cui si
usava, 'zangola' era
anche uno dei nomi del pitale, ossia del vaso da notte.
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